In queste ultime settimane abbiamo ricominciato a sentire parlare di aumento dello spread fra i titoli di stato italiani, e quelli tedeschi. Ma che cos'è esattamente lo spread? E' un termine inglese che significa "differenza", per esempio quella fra il tasso d'interesse che uno stato paga ai detentori di titoli del suo debito pubblico e il tasso che paga un altro stato, preso a riferimento in quanto affidabile ("in Europa questo paese è la Germania).
Ci si riferisce allo spread, però, tra le altre cose, anche per indicare la differenza fra il tasso di interesse (variabile) sui mutui e il tasso di riferimento al quale esso è agganciato, come l'Euribor (il tasso al quale le banche europee si concedono prestiti fra loro).
Ma soffermiamoci sul primo esempio. Uno stato che emette obbligazioni promette a chi gli presta dei fondi di restituire al termine di un dato periodo la somma ricevuta e si impegna a pagare un compenso commisurato alla durata del prestito Questo compenso serve a remunerare chi, mettendo a disposizione i propri fondi, permette allo stato di pagare le spese per consumi e investimenti che intende effettuare. Naturalmente chi ha disponibilità di denaro preferirà prestarlo a debitori che danno maggiori garanzie di restituire quanto ricevono. I debitori meno affidabili, quindi, per invogliare a comprare i propri titoli, dovranno offrire un tasso d'interesse più alto di quello pagato da coloro che sono ritenuti più sicuri.
- Lo spread è proprio la differenza fra questi due tassi d'interesse e in questo caso misura il rischio di non riavere i propri soldi.
L'aumento recente dello spread sui titoli pubblici italiani rispetto a quelli tedeschi (prossimo al 2%) segnala, quindi, che il nostro debito è percepito come più rischioso. Il motivo di tale aumento sta nel peggioramento delle aspettative sul futuro del nostro paese che, fondate o meno che siano, potrebbero anche autoavverarsi, come accade nel caso di quelle persone pessimiste e sfiduciate che proprio per questo non si impegnano in quello che fanno e così vanno diritte verso il fallimento che temevano.
E' per questo che lo stato italiano, con i suoi più di 2mila miliardi di euro di debito, dovrebbe mettersi al sicuro diminuendone il peso (soprattutto con la crescita, in modo da ridurre il rapporto fra debito pubblico e Pil), ma anche evitando scossoni che rischino di cambiare l'umore dei propri creditori. Perché ci vuole molto a conquistare la fiducia di qualcuno, ma molto poco a perderla. E in quest'ultimo caso i costi sarebbero enormi.
Fonte: un articolo di Pompeo Della Posta, docente dipartimento di Economia e Management Università di Pisa - tratto da Nuovo Consumo, aprile 2017
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