La sterlina brinda grazie al "no" scozzese...



Nella city londinese la grande paura è passata, in Scozia il fronte unionista ha trionfato, il Regno Unito continuerà a chiamarsi tale.

A tirare un sospiro di sollievo è anche la sterlina inglese, oggetto di pesanti vendite nelle ultime settimane.

Sull'entusiasmo della notizia il cambio pound/dollaro è risalito da 1,605 fino oltre quota 1,65 nelle ore seguenti all'affermazione del fronte unionista, arrivando a più riprese in area 1,652, per poi invertire la rotta nelle ultime ore di contrattazione di venerdì, fino a chiudere l'ottava a 1,6280.

La rimonta della sterlina è stata più sostenuta nei confronti della moneta unica, con il cross euro/pound che ha toccato nelle prime ore di venerdì a quota 0,7810, non lontano dai cosiddetti "minimi olimpici" raggiunti nell'estate 2012 a 0,7750.

Proprio questi valori rappresentano il primo supporto, cioè un'area che si oppone alla discesa dei prezzi.

Il prosieguo del tapering da parte della Fed (con un nuovo taglio degli stimoli da 25 a 15 miliardi di dollari) e le misure di allentamento della Banca Centrale Europea continuano a spingere al ribasso l'euro/dollaro, ancora in calo di un punto percentuale nell'ultima settimana e sempre più vicino a quota 1,28, ai minimi da 15 mesi.

Da segnalare anche il rafforzamento della banconota verde nei confronti della divisa giapponese, con il cambio dollaro/yen salito da 102 a 108 negli ultimi due mesi.

E' ancora impostato al ribasso l'oro, che nelle ultime settimane ha praticamente annullato il recupero della prima parte dell'anno, riavvicinando pericolosamente quota 1.200 dollari l'oncia.

Debole anche l'argento, scambiato a 18,5 dollari.


Un articolo di Carlo Alberto De Casa - Analista dei mercati valutari presso ActivTrade Londra

Fonte: La Stampa, 22/09/14

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