Quando uno stato è davvero "keynesiano"

L'economista britannico John Maynard Keynes è passato alla storia perchè fu il primo a sostenere, nella Teoria generale dell'occupazione, dell'interesse e della moneta (1936), la necessità di un intervento statale nell'economia, soprattutto nei momenti di crisi.

Pensava, infatti, che il mercato, se lasciato a se stesso, fosse incapace di garantire una piena occupazione: perciò lo Stato doveva stimolare la domanda aumentando gli investimenti.

L'efficacia delle sue teorie era stata dimostrata dalla politica del "new deal" ("nuovo corso"), condotta dal presidente statunitense Franklin Roosevelt tra il 1933 e il 1937 per uscire dalla grande depressione del 29.

Per ridurre la disoccupazione e rilanciare i consumi, Roosevelt varò una serie di grandi opere pubbliche che assorbì 3 milioni di lavoratori e lanciò un piano di aiuti alle famiglie.
E la ricetta funzionò.

Oggi le teorie di Keynes sono cavalcate da quanti vorrebbero che lo Stato intervenisse per sostenere, ad esempio, le banche o le aziende in difficoltà; in realtà Keynes non ha parlato di aiuti diretti alle aziende, e ha sempre sostenuto la necessità che fossero autorità autonome dalla politica a regolamentare il mercato.

Fonte notizia: Focus, giugno 2009

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