Le parole dell'economia: Inflazione

Inflazione: squilibrio tra l'offerta di beni e di servizi e la quantità di moneta disponibile la cui manifestazione più evidente è un aumento generalizzato dei prezzi.


Forme di inflazione.
Si distinguono tradizionalmente due forme di inflazione che sono in realtà sempre compresenti:

- l'inflazione da domanda: quando l'offerta non può soddisfare interamente la domanda, i consumatori accettano di pagare più cari i prodotti disponibili.

Questa situazione può presentarsi in modo globale o settoriale ( a causa di strozzature in uno o più stadi della produzione). In quest'ultimo caso, l'aumento localizzato dei prezzi provoca per contagio l'aumento dei prezzi dell'insieme degli altri settori;

-l'inflazione da costi: i prezzi di vendita sono funzioni, oltre che della legge dell'offerta e della domanda, anche dei costi totali.

Ma i costi di produzione o di commercializzazione possono aumentare più rapidamente dei miglioramenti della produttività che li compenserebbero, a causa dell'aumento del prezzo delle materie prime, di incrementi salariali, di maggiori oneri finanziari ecc.

Di qui un aumento del prezzo di vendita.

Si può osservare che queste due forme di inflazione sono legate alla congiuntura (fenomeni di scarsità, aumenti salariali ecc.).

Una terza forma di inflazione viene sempre più spesso chiamata in causa:
- l'nflazione strutturale, definita da tutte le spiegazioni (ne sono state enumerate otto) che fanno riferimento all'invecchiamento e all'irrigidimento delle strutture economiche e quindi alla perdita da parte di queste ultime di flessibilità e capacità di adattamento.

Per alcuni autori la concentrazione dei mezzi di produzione, lo sviluppo di grandi società in posizione di monopolio o di oligopolio sono tra le cause del mantenimento di prezzi elevati.

Per altri, una causa fondamentale del processo inflazionistico sarebbe l'esistenza di gruppi sociali opposti, in lotta per la ripartizione del reddito.

L'inflazione si propaga a velocità diverse: può essere strisciante, rampante o galoppante (come in Germania nel 1923).

Il suo meccanismo si autoalimenta all'interno di un paese attraverso la "rincorsa" salari-prezzi e si trasmette da paese a paese mediante il meccanismo dell'inflazione importata.

Lo schema è il seguente: il paese inlazionista aumenta le sue importazioni, il che provoca un disavanzo commerciale, da cui deriva un deflusso di capitali verso l'estero.

Ciò provoca un aumento dei mezzi di pagamento senza contropartita nei paesi esteri (dato che, all'interno dei paesi fornitori del paese inflazionista, l'offerta globale si riduce per rispondere all'aumento delle esportazioni nel momento in cui il pagamento di queste ultime gonfia la massa dei mezzi di pagamento in circolazione).

Conseguenze dell'inflazione.
Le conseguenze dell'inflazione sono pesanti, soprattutto su piano sociale.

I percettori di rendite e gli altri titolari di redditi fissi vedono le loro risorse diminuire mentre, per converso, il rimborso di prestiti non indicizzati risulta meno gravoso; i salari non riescono a star dietro ai prezzi e il malcontento così generato può portare a una crisi sociale.

Inoltre, l'inflazione provoca una caduta delle esportazioni (i prezzi sono troppo elevati) e un aumento delle importazioni se l'inflazione all'estero è meno forte.

Si giunge così a uno squilibrio di bilancia dei pagamenti che, se si prolunga, sfocerà in una svalutazione.

Lotta contro l'inflazione.
Per lottare contro l'inflazione i poteri pubblici hanno finora agito su tre fronti:

- concentrazione della domanda: rarefazione del credito, aumento delle imposte, incentivazione al risparmio, blocco dei salari;

- azione sui prezzi: blocco dei prezzi, diminuizione dell'IVA ecc;

- rilancio della produzione: incoraggiamento degli investimenti, facilitazioni concesse alle imprese ecc.

Ma queste misure classiche non sono abbastanza efficaci per debellare l'inflazione che oggi imperversa a livello mondiale.

L'erosione delle monete raggiunge spesso tassi tali per cui sono considerate stabili quelle che perdono meno del 5% del loro valore in un anno.

Per questo i poteri pubblici si limitano a cercare di mantenere gli aumenti dei prezzi interni entro limiti "ragionevoli" e ad ogni modo inferiori a quelli esteri.


Fonte: Dizionario di Economia - Espansione - Sperling & Kupfer Editori

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